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Già, sono fatti di cento :-)

GioSebDa un post (da leggere!) di Ilaria sul suo – e di Flavia – bellissimo blog Per favore non mangiate le margherite, vengo a conoscenza di un tale italianissimo Loris Malaguzzi, preso a modello anche da asili olandesi. E soprattutto di una poesia di Malaguzzi, che riassume il suo pensiero, cioè che i bambini sono “fatti di cento”.

Sarà per quello che avere il privilegio di continuare a crescere insieme ad un bimbo o a una bimba ci fa ancora illudere in un mondo migliore. C’è poi malinconia però, anche nelle dolci parole di Malaguzzi stesso, perché sappiamo benissimo che la nostra organizzazione sociale, la nostra cultura, metterà inesorabilmente fine a ogni speranza (uni)formando le nostre multiformi e straordinarie attitudini.

Ricordo ancora la mia tristezza, quando dopo dieci giorni dalla nascita di GioSeb andammo in Comune a “registrarlo”. Ero certo che in quel momento avrei messo la firma – l’autorizzazione quindi – all’inizio dell’omologazione. Qualcuno o qualcosa da quel momento sarebbe stato autorizzato a modificarne il pensiero, le capacità, le espressioni di sé ecc. per fare in modo che un po’ tutti alla fine pensino e vivano, praticamente, nello stesso modo.

Per indagare sui motivi, e sugli effetti, di questa “condanna” a cui l’umanità pare essere destinata consiglio assolutamente il libro La caduta nel tempo di E.M. Cioran.

Non si sa perché… ma è certo che abitare nel raggio di 50 km dalle centrali nucleari è un rischio mortale per i bimbi

Vista la smania di fare affari impiantando nuove centrali nucleari, è bene fare attenzione a questa serissima ricerca svolta dagli scienziati dell’Università di Magonza in Germania. Sono certo che la notizia in questione verrà, dolosamente, ignorata dai media italiani…

GERMANIA: PIU’ LEUCEMIE IN BAMBINI VICINI A CENTRALI NUCLEARI

(AGI) – Berlino, 8 dic. – I bambini fino a cinque anni che crescono nelle vicinanze di una centrale nucleare vengono colpiti con maggiore frequenza degli altri dalla leucemia. Lo sconvolgente fenomeno, emerso da una ricerca compiuta dall’università di Magonza per conto dell’Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni, è rivelato oggi dalla “Sueddeutsche Zeitung”, secondo cui gli scienziati non sono tuttavia riusciti a spiegare il nesso causale tra la prossimita’ delle case ad uno dei 16 impianti nucleari attualmente in esercizio e l’insorgenza del cancro nei bambini. “Il nostro studio”, scrivono gli scienziati, “ha confermato che esiste un legame tra la vicinanza di un’abitazione ad una centrale nucleare e l’insorgenza del cancro, in particolare della leucemia, in bambini di età inferiore a cinque anni”. Gli studiosi hanno esaminato i casi di tutti i bambini tedeschi sotto i cinque anni che abitavano nelle vicinanze di una centrale nucleare e che si sono ammalati di cancro tra il 1980 ed il 2003, mettendo inoltre a confronto lo stato di salute di 1592 bambini colpiti da tumore e quello di altri 4735 coetanei sani abitanti nella stessa zona. Dall’analisi si è scoperto che minore era la distanza tra l’abitazione e una centrale nucleare e maggiore era il rischio per i bambini di ammalarsi di cancro. In un raggio di 5 km dall’impianto si sono ammalati di leucemia 37 bambini, mentre sul piano statistico i casi previsti avrebbero dovuto essere solo 17. Secondo uno degli autori dello studio, il rischio accresciuto per un bambino di venire colpito dal cancro è reale anche in un raggio di 50 km dal reattore nucleare. Secondo i medici, la misurazione dell’intensità delle radiazioni nelle immediate vicinanze di una centrale nucleare non è tuttavia tale da giustificare un più frequente insorgere della malattia rispetto alla media statistica. (AGI)
Cle-

Fonte: Statistiche-Oggi

Gesù Cristu

Te so ‘ncontratu quanno ero monellu
e tu eri poerittu come mi.
Ne lu presepiu senza un pannarellu
e quanta pena ‘n croce me facì!

Mamma era tutta mani e stennerellu
pe fa quadrà le spese e li ndindì,
papà schiattàa come un somarellu
co u saccu de monnezza da riempì.

Quanno te cerco, mone, non te tròo
ne le parole de lu papa ‘n tronu
e mancu nell’Acchjésia pina d’oru.

Te tròo e me resento un po più bonu,
libero da que cosa che me roo,
ne lu pensieru anticu de illu accoru.

(Giovanni Olivieri, Lu scaffale, Secit editrice)