Paolo “il matto” o “lu mattu” era un vero e proprio personaggio, conosciuto in tutta la città di Rieti negli anni ’70 e ’80. Spesso mi capita di tornare a Rieti, la mia città, e ogni volta c’è un qualche dettaglio che noto che mi riporta a viaggiare nella memoria. L’altro giorno mi ha colpito un annuncio funebre dedicato a Paolo Onito, alias Paolo “lu mattu”.
Apprendo che il 25 luglio del 2009 si è celebrata una messa in suffragio in occasione del 25° anniversario della sua morte.
Avevo 20 anni in quel lontano 1984 e non potrò mai dimenticare lo sconforto e l’orrore per quello che fu probabilmente uno degli omicidi più crudeli ed efferati mai accaduti a Rieti. Il corpo di questa persona fu ritrovato diversi giorni dopo la morte in un campo nei pressi di Campoloniano con il cranio sfondato e varie ossa spezzate, vittima di una vera e propria mattanza. C’è qualcosa di simile tra questo e il delitto dell’idroscalo a Ostia dove fu vittima Pierpaolo Pasolini. Paolo Onito, non solo era un personaggio “pazzerello”, onnipresente in città, dal carattere gioviale e generoso, ma era anche un omosessuale e più precisamente un pederasta (che è cosa ben diversa dal pedofilo). Negli anni dell’adolescenza dei maschietti in città era quindi normale ricevere un sorriso o una galanteria da Paolo Onito, magari l’offerta di un gelato. Ma, per quello che posso ricordare io, Paolo “lu mattu” metteva in campo la sua gentilezza e la sua umanità senza trascendere, senza operare la minima violenza fisica o verbale, con un rispetto verso l’altra persona non comune, come non comune era la sua nota generosità e simpatia. Fu sicuramente ucciso da un branco di adulti (ai tempi si mormorava di una “spedizione punitiva”), ma, se non ricordo male, proprio come per Pasolini, fu scaricata la responsabilità al minorenne di turno con tutte le attenuanti del caso…
Mi ha fatto piacere che qualcuno in città si sia ricordato di lui. Quel manifesto, nella sua lapidarietà e sobrietà, pare nascondere un velo di affetto e di nostalgia (l’annuncio è anonimo e si riferisce alla scomparsa del “caro” Paolo Onito) che tutti i reatini che lo hanno conosciuto dovrebbero provare. L’ultima immagine che io ricordi di Paolo “lu mattu” è una processione di Sant’Antonio con lui ad aprire il corteo, scalzo, a portare una grande croce di legno: benché non credente quell’immagine mi colpì molto, c’era qualcosa di mistico. Oggi mi appare come se fosse una profetizzazione del suo stesso martirio, ma forse è tutto solo uno scherzo della memoria.
L’unica cosa certa che mi sento di dire su di lui è che, se oggi ci fosse ancora, Rieti sarebbe sicuramente meno triste. Ciao Pa’.